Il signorile Palazzo Felici di Norma di notevole interesse storico ed artistico attribuito all'Arch. Fontana, edificio ottocentesco commissionato dalla famiglia Felici come recita l'iscrizione nella chiesa SS. Annunaziata di Norma dove li si trova la cappella gentilizia, per ospitare Papa Pio IX, del quale gli appartenenti alla famiglia erano Camerieri e Cubicolari (Guardia Civica, Isabella di Spagna) che occupa il corso principale del paese , caratterizzandone l'intero sviluppo unendo le due piazze dove si trovano in una , la storica scuola "Rosa Maltoni Mussolini" e Fontana e nell'altra la chiesa del Carmine, costruito secondo il principio delle murature portanti in pietra e malta, si eleva su quattro livelli a partire da grossi blocchi di pietra squadrata.
I prospetti interamente di intonaco, scanditi in fascie orizzontali , presentano basamento bugnato, secondo piano con volute, e coronato con cornicione. Caratterizzano la facciata: il grande portone di ingresso con volute e stipiti in pietra, il legno ancora originale e batacchi in bronzo si apre sull'androne con decorazioni a tempera presenta lo stemma di famiglia con il sole nascente e la data di fondazione della fabbrica. Il lucernaio posta sulla cupola centrale che irradia luce nel vvano delle scale in lavagna che guidano (guidano) agli appartamenti dove i soffitti su volte a crociera o complesse semplici fortemente ribassate, decorate con motivi bucolici geometrici grotteschi e profusione di rose e draghi per divenire religiosi nella cappella del palazzo dedicata alla Croce di Cristo e letterari umanistici nelle altre stanze. Il tutto coperto da tetto a capanna con testa a padiglione.
Gli ingressi secondari sono simmetrici sulla facciata. Il balcone del secondo piano presenta decorazioni apparaste e greche.
È ubicato lungo il corso principale del paese e ne caratterizza, per dimensioni e preminenza, l’intero sviluppo, unendo le estremità di due piazze su cui sorgono altri edifici e monumenti storici: la fontana, la scuola “Rosa Maltoni Mussolini” e la chiesa dell’Immacolata.
I prospetti dell’edificio, interamente ad intonaco, si presentano scanditi in fasce orizzontali: basamento bugnato, secondo piano marcato nobile con aggetti e volute, coronamento con cornicione aggettante. Altri elementi caratterizzanti la Facciata sono: il grande portone di ingresso incorniciato con volute e stipiti in pietra, realizzato in legno ancora originale e caratterizzato da un superstite batacchio in bronzo a foggia di mano femminile; gli ingressi secondari simmetrici sui quarti della facciata; il balcone al piano nobile posto sull’asse di simmetria, sorretto da mensoloni in pietra e recinto da una balaustra in ferro battuto con decorazioni a paraste e greche; i marcapiano, le cornici delle finestre, ed i paraspigoli, marcati con semplici motivi a stucco; la zoccolatura in due ricorsi di pietra squadrata in grossi blocchi.
L’androne, il vano scale, e parte degli ambienti del primo e secondo piano presentano decorazioni a tempera sulle volte e su alcune pareti, con motivi vari di ispirazione bucolica, o geometrica, o grottesca. Ricorrono alcuni temi quale lo stemma di famiglia, l’attività agricola e di cavalierato, ed in alcuni locali specifici del secondo piano il tema religioso e quello degli studi umanistici. Il principio costruttivo è quello delle murature portanti in pietrame e malta, con orizzontamenti a volte realizzate in concrezione e pezzame sbozzato. Nella zona centrale si colloca un ampio vuoto a tutt’altezza costituente il vano scale, sostenuto longitudinalmente su tutti i piani da corpi con volte a botte, ed associato sull’asse di simmetria a dei grossi vani con coperture, estensioni ed altezze singolari.
Nelle zone periferiche la struttura si regolarizza in maglie a corpo triplo; al piano terra vi sono volte a crociera impostate su archi a tutto sesto che aprono le murature portanti; al piano primo volte complesse semplici fortemente ribassate; al piano secondo volte complesse anche di notevole articolazione; al piano terzo era previsto un controsoffitto in legno a travi e lacunari di cui rimane minima traccia. La copertura è un tetto a capanna con teste a padiglione, struttura in legno, grande orditura costituita da puntoni alla piemontese e arcarecci, piccola orditura data da correnti e tavolato, manto in coppi.
Da ricerche condotte presso gli archivi preposti non sono risultati reperibili né il progetto originale né documentazione che renda chiaramente attribuibile la fabbrica. Per voce tramandata si riferisce che il progetto sarebbe di un non meglio identificato Arch. Fontana, eminente personalità operante presso il Vaticano in Roma; notizia non confermata, ma surrogata dalle condizioni storiche della committenza. Trattasi infatti, come recita un iscrizione sulla volta dell’androne, di costruzione voluta dal Monsignor Annibale Felici, cubicularium del Pontefice, per ospitarvi Papa Pio IX in un soggiorno di riposo. Detto evento non si verificò per il sopravvenuto decesso del pontefice; e tale motivo, come anche le mutate condizioni storiche post-unificazione ed il successivo decesso del Monsignore, potrebbero essere la causa dell’incompiuta opera e del cambiamento di qualità costruttiva tanto strutturale quanto di finitura.
Per quanto concerne la data si ha un solo riferimento certo nell’iscrizione di cui sopra, che riporta l'anno 1860 senza specificare se trattasi di inizio o completamento dell'opera. Di fatto i pochi documenti reperibili inerenti all'acquisizione dell'area edificatoria appartengono a date di molti decenni precedenti. Certo è comunque che negli anni. 90 il palazzo, vista la documentazione attestante la vita che vi si svolgeva, si trovava già nella condizione realizzativa attuale, fatta eccezione per alcune finiture e decorazioni di inizio novecento, e naturalmente per le superfetazioni. I procedimenti costruttivi ed i materiali usati sono anch'essi di non facile attribuzione cronologica, ponendosi spesso in dialettica tra tradizione ed innovazione, come anche tra regionalismo ed influssi di maestranze forestiere.
Notevolmente più chiara risulta invece la ricostruzione delle vicende successive la morte del Monsignor Annibale Felici, che a partire dal 1903 hanno portato il palazzo ad essere diviso in diverse unità residenziali ed a separarne i destini dagli edifici di servizio costituenti la corte retrostante.
Dal punto di vista edilizio la suddivisione in appartamenti non ha comportato significative modifiche; immediate sono state l’adeguamento di una scala di servizio retrostante lo scalone principale, di cui rimangono tracce tra il secondo, il terzo ed il piano copertura; ed il frazionamento mediante tramezzature dei locali a piano terra. Effetto indotto è stata invece la trasformazione in cucine di alcuni vani nei vari appartamenti, e la successiva nascita di bagni interni in aggiunta, o sostituzione, dei locali igienici presenti sui balconi del prospetto posteriore, di cui rimane traccia originale al piano terzo, e ristrutturata al piano secondo e primo, quest'ultima con ampliamento.
A cura dell'Associazione 04010.